Sempre
più spesso la moda, oltre a non badare al portafogli, tende ad essere
indifferente anche alla nostra salute, mettendola a volte seriamente a
rischio. Al congresso della Società italiana di Dermatologia gli
specialisti presenti hanno denunciato all'unanimità la preoccupazione
per l'aumento delle malattie croniche della pelle, la maggior parte
delle quali causate proprio da materiali cancerogeni all'interno dei
capi d'abbigliamento.
Ed ecco che, quella del vestire, diventa improvvisamente una moda pericolosa: negli ultimi anni, infatti, sono aumentati a dismisura i casi di psoriasi e dermatiti atipiche tra donne e bambini. I capi d'abbigliamento più pericolosi, in questo senso, sono slip femminili e tutine per neonati. In questi tessuti, infatti, vi sono materiali tossici fuori norma che, entrando a contatto con le parti più delicate del corpo, diventano un rischio per la salute di chi li indossa. I tessuti più pericolosi? Primi tra tutti quelli che contengono il nichel, allergia cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni, ma anche quelli contenenti piombo, ftalati, formaldeide e ammine aromatiche.
Ed ecco che, quella del vestire, diventa improvvisamente una moda pericolosa: negli ultimi anni, infatti, sono aumentati a dismisura i casi di psoriasi e dermatiti atipiche tra donne e bambini. I capi d'abbigliamento più pericolosi, in questo senso, sono slip femminili e tutine per neonati. In questi tessuti, infatti, vi sono materiali tossici fuori norma che, entrando a contatto con le parti più delicate del corpo, diventano un rischio per la salute di chi li indossa. I tessuti più pericolosi? Primi tra tutti quelli che contengono il nichel, allergia cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni, ma anche quelli contenenti piombo, ftalati, formaldeide e ammine aromatiche.
Leggi la storia di Merlene Paul e della sua allergia alla formaldeide.
Una
cosa che preoccupa molto i dermatologi italiani è la mancanza di
informazioni che i cittadini hanno a disposizione rispetto ai capi
d'abbigliamento che vanno a scegliere. Sensibilizzare i produttori,
quindi, è il primo grande passo che deve essere compiuto per migliorare
questa pericolosa "tendenza".
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